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Plico del fotografo: trattato teorico-pratico di fotografia

519908
Venanzio Giuseppe Sella 50 occorrenze
  • 1863
  • Tipografia G.B. Paravia e Comp.
  • Torino
  • Fotografia
  • UNIPIEMONTE
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Plico del fotografo: trattato teorico-pratico di fotografia

Colori semplici della luce. — I fisici ammettono che ognuno dei colori, o raggi colorati dello spettro è un color semplice, dal quale è impossibile

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La prima proprietà del miscuglio dei colori è generalmente conosciuta ed ammessa. Non così la seconda, la quale non è meno vera della prima. Infatti

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Non ricordandomi più a quale rango appartenga una data gradazione di questa stessa serie di colori blù che io so d’avere dovuto pagare L. 35 al

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Ciò è vero per ogni pennello obliquo, ed i loro assi passano tutti per un punto comune, che è il centro della combinazione simmetrica, il quale punto

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f. Cristallino. — Dietro e vicino all’iride trovasi un’altra membrana trasparente, detta cristalloide, nella quale è come incassato un corpo solido

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Finalmente col variare delle circostanze concomitanti può persino avvenire che un corpo, il quale in certe condizioni decompone un dato corpo, in

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Per causa di questo relativo antagonismo dei corpi può ancora succedere che un corpo, il quale, in certe circostanze fa le veci di un acido, in altre

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di allumina, nella quale l’allumina fa le funzioni di una base debole. Ma la medesima sostanza, trattata con una base forte, per es. colla potassa

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Il carbonato di potassa, composto di acido carbonico e di potassa, quando si tratta con acido solforico viene decomposto da quest’ultimo, il quale

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acido libero in soluzione, prendiamo della carta tinta in blù col girasole, la introduciamo nel liquido, il quale cambierà la carta in rosso nel caso

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Quel corpo, il quale scaccia o viene scacciato da una base in una combinazione qualunque, è pertanto egli stesso una base più forte nel primo caso, e

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L’ossigeno ed il solfo nel combinarsi insieme danno luogo ad un composto designato col nome di acido iposolforoso, il quale acido sopra 24 parti è

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composto, senza che più nulla vi si riconosca delle sue primitive proprietà, quale quantità di peso di idrogeno dovremo noi prendere? Da quello che ho

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, equivalgono ad 8 parti di ossigeno, il quale se ha per suo equivalente il n° 8, il solfo deve avere un equivalente eguale a 16.

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3 equivalenti di ossigeno chiamasi sesquiossido di ferro che significa eq. 1 ½ di ossigeno sopra 1 eq. di ferro; la quale combinazione si chiama

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nome della base; con una leggera modificazione però del nome dell’acido, il quale, terminato essendo in ico, si cambia in ato ed essendo terminato in oso

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L’idrogeno in combinazione coll’ossigeno forma l’acqua. Da ciò si può già argomentare di quale importanza sia questo corpo semplice pel chimico. Esso

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predetto miscuglio detonante di idrogeno e di ossigeno, capace di produrre delle esplosioni pericolose. Ciò interessa il fotografo su collodio, il quale

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Si può dire senza esagerare, che non vi è una sola arte, la quale non metta a profitto l’acido solforico. Da quest’acido dipende la fabbricazione

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sostanza è solida, bianca, della densità di circa 2, fonde quando è sottoposta a forte calore, e si volatilizza senza perdere la sua acqua, la quale non

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sue facce con un foglio di argento, il quale col suo spessore maggiore o minore forma il titolo della lamina. Le operazioni occorrenti in questa

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Le lastre di rame si possono inargentare in modo perfetto con l’azione galvanica, col mezzo della quale noi possiamo a piacimento aumentare lo

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ossido di carbonio CO, che è un gas velenoso, al quale si devono ascrivere i casi di asfissia col carbone; questo gas si vede spesso abbruciare con

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quindici giorni una tinta di limone più o meno bruna, nel quale stato vuolsi che sia di un effetto migliore che non quando venne preparata di fresco.

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vengono celeremente sciolti dall’acido nitrico, il quale in parte si decompone per ossidare il metallo ed in parte si combina col metallo ossidato.

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Nel preparare il nitrato di argento si può far uso di argento monetario, il quale contiene il decimo del suo peso di rame.

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Una specie di zuccaro imparo, non cristallizzabile, e che può servire al fotografo, è la melassa, la quale si ottiene nella fabbricazione del zuccaro

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determinare con una carta trattata con acetato di ossido di piombo. Il iodio si determina facilmente con una carta di amido, colla quale carta una

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Sgraziatamente con tutti questi mezzi di aumentare la sensibilità si cade nel pericolo di una riduzione generale dell’ioduro d’argento, la quale si

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produrre col mezzo del gas acido fluoroidrico, il quale rende il vetro anche più perfettamente spulito di quel che faccia lo smeriglio.

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fotografica, della presenza della quale non si può in alcun modo dubitare, quantunque sembri in apparenza che lo strato albuminoso non abbia ricevuto alcuna

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concentrato da potersi ottenere esattamente la formola predetta. Allora si deve aumentare la proporzione dell’acido solforico, il quale ha per effetto di

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La forza dissolvente dell’etere sulla pirossilina viene accresciuta dall’alcool sino ad un certo punto, oltre il quale si ha una grande diminuzione

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5a Azione dell’alcool e dell’etere sul collodio fotografico. — Parlando del collodio semplice abbiamo veduto quale sia l’azione che esercitano questi

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Una molto importante proprietà del collodio grandemente alcoolico è la sua stabilità, la quale si osserva anche quando il collodio è iodurato con

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(a) A Manual of Photographic chemistry. London, 1859. nel liquido, dal quale tubo il liquido verrà condotto in altro più piccolo fiasco. I due tubi

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La lastra collodionata poi, la quale nel suo sensibilizzamento si manifesta troppo tardiva a prendere una tinta lattea nel bagno sensibilizzatore

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il fotografo esperto può anche con una sola prova determinare la differenza di distanza dal foco chimico al foco visuale, poichè sapendo quale è il

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col quale miscuglio l’immagine non mancherà di guadagnare una grande intensità, conservando tuttavia una grande purezza nelle parti chiare.

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maggiore Russel, il quale procedimento viene assai commendato dal signor Hardwich nell’ultima edizione del suo Manuale della chimica fotografica, e viene

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causa dell’azione dell’aria sopra di essa, la quale fa sì che, nello sviluppare più tardi l’immagine, la carta venga a macchiarsi tutta.

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stessa bottiglia, alla quale si destina un imbuto di vetro piuttosto grande con entro un filtro di carta, nel quale si versa il liquido stato adoperato.

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’operatore, il quale dalla densità della soluzione volesse giudicare della sua ricchezza in nitrato d’argento.

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Non dovrebbe essere necessario di dire che la parte del foglio, la quale venne in contatto colla soluzione di cloruro di sodio, è quella che deve

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quale è anche meno soggetta a trovarsi contaminata dalle particelle metalliche. Imperocchè queste per la loro maggior gravità si portano nella parte

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provocata una dilatazione sul vetro, la quale, non potendosi esercitare liberamente, produce una tal forza, che fa rompere non di rado la lastra.

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L’esperienza insegnerà in poco tempo al principiante quale sia l'intensità, a cui conviene portar l’immagine, qual conto si debba tenere dell’azione

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sostanza acida, la quale, qualunque sia la sua natura, è certamente capace di esistere per lungo tempo nel liquido senza produrre in esso una

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Ciò che i fotografi su lamina designano col nome di cloruro d’oro è una preparazione dovuta al signor Fizeau, la quale si può ottenere

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cloruro d’oro, il quale con indebolire il riflesso metallico dell’argento farà acquistare al disegno una tinta più ricca, vigorosa e piacevole.

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